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Le persone non si dimettono solo per i soldi: si dimettono perché si sentono invisibili

Marco Corinaldesi, 24 aprile 2025

1 min.

Non è il denaro a far scappare le persone. È l’indifferenza. Quando qualcuno si dimette, spesso il motivo non è economico. È umano. È sentirsi trasparenti, ignorati, esclusi dal valore del progetto. Le aziende che non riconoscono l’impegno, che non ascoltano, che non danno voce, prima o poi perdono i loro migliori talenti. Il rispetto non è un premio da concedere. È il fondamento su cui si costruisce la fedeltà. Chi investe nell’ascolto, nella stima, nella relazione vera, non ha bisogno di trattenere: crea un contesto in cui le persone vogliono restare. Chi guida un team non dovrebbe chiedersi quanto costa una risorsa. Dovrebbe chiedersi quanto vale perderla.

Le persone non si dimettono solo per i soldi: si dimettono perché si sentono invisibili

C’è una verità scomoda che pochi ammettono, ma che molti vivono sulla propria pelle:
le persone non si dimettono solo per i soldi. Si dimettono perché non ce la fanno più a sentirsi ignorate, svalutate, trattate come numeri.

L’ho visto accadere troppe volte.
In aziende con stipendi sopra la media, benefit, uffici all’avanguardia. Ma prive di qualcosa di molto più importante: umanità.

Ricordo un collaboratore brillante che ho incontrato anni fa, in una delle realtà dove lavoravo come consulente. Lo chiamerò Andrea. Aveva talento da vendere, si spendeva per il suo team, portava risultati concreti. Ma nessuno lo ascoltava davvero. Ogni sua proposta veniva accantonata, ogni errore enfatizzato.
Alla fine se n’è andato. Non per un’offerta economica più vantaggiosa — anche se c’era — ma per una promessa di rispetto.

Il rispetto non è un benefit. È la base.
E quando manca, nessuno stipendio basta a trattenere le persone.

Molti imprenditori pensano che basti un aumento per motivare. Ma ignorano che il riconoscimento umano, l’ascolto autentico, la stima, hanno un valore che nessun bonus può sostituire.

Un altro caso che porto nel cuore è quello di una giovane responsabile marketing. Preparata, creativa, determinata. Ma invisibile agli occhi del vertice aziendale. Le sue idee venivano ignorate o riformulate da altri. Il suo contributo, sistematicamente sminuito. Dopo mesi di silenzio, ha deciso di andarsene.
Oggi è una manager affermata in una grande azienda dove finalmente viene riconosciuta per quello che vale.

Chi sa coltivare rispetto non ha bisogno di rincorrere le dimissioni.

Non perdiamo le persone perché se ne vanno. Le perdiamo perché le facciamo sentire irrilevanti mentre sono ancora lì, davanti a noi.
E quando decidono di andarsene, è troppo tardi.

In più di vent'anni di lavoro con imprenditori, manager e team, ho imparato che:

– Una parola detta nel modo giusto può valere più di un contratto.
– Un feedback sincero è più potente del silenzio.
– Un grazie detto con il cuore costruisce una lealtà duratura.
– Un’organizzazione che mette la persona al centro cresce meglio. Sempre.

Vuoi trattenere i tuoi talenti? Inizia da qui: rispetto, ascolto, presenza vera.
Fai in modo che ogni persona si senta parte del progetto, non un numero di matricola.

Perché il talento non cerca privilegi. Cerca considerazione.

E se non la trova, se ne va. Non per guadagnare di più. Ma per sentirsi finalmente visto.

Se vuoi approfondire i temi di cui parlo in questo articolo, contattami per una consulenza personalizzata:

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Marco Corinaldesi

Analista di Azienda OSM

Offro supporto strategico su misura per migliorare l’efficienza operativa e la competitività di grandi aziende, PMI e Startup. La mia consulenza copre una vasta gamma di aree, dall’ottimizzazione delle operazioni quotidiane alla pianificazione strategica a lungo termine.